Def 2016: giù le tasse per rilanciare la crescita

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Questa mattina, sono intervenuto alla Camera dei Deputati nel corso dell’esame sulla nota di aggiornamento al Def, il Documento di Economia e Finanza. Il Def è uno strumento molto importante, attraverso cui il governo programma l’economia e la finanza pubblica dei prossimi anni.

A questa pagina, puoi trovare il video dell’intervento. Clicca qui per ascoltare l’intervista che ho rilasciato sul Def 2016.

Ecco il testo completo:

Signora presidente,
onorevoli colleghi, onorevoli colleghe.

La nota aggiornamento del DEF illustra, con serietà e responsabilità, un contesto macroeconomico tutt’altro che statico. Esistono elementi di criticità oggettivi:

• la crisi di domanda della Cina e un contesto internazionale di crescita più sfavorevole rispetto alle previsioni originarie del DEF. Inoltre, come sottolineato nel corso delle audizioni di Banca d’Italia, Corte dei conti, Ufficio parlamentare di bilancio esistono elementi di incertezza che potrebbero minare il contesto espansivo prefigurato nel corso dell’ultimo anno a causa, ad esempio, del caso Volkswagen, che potrebbe determinare un impatto negativo sulla crescita europea

• la crisi umanitaria senza precedenti, con flussi di immigrazione straordinari ed eccezionali che vedono coinvolto il nostro Paese in prima linea. L’Europa non dovrà e non potrà lasciarci soli. Anche in termini di flessibilità economica, si potrebbe determinare un margine aggiuntivo determinato dal momento eccezionale che stiamo vivendo per far fronte non ad una vicenda nazionale, ma comunitaria

• gli obiettivi prefissati dalla BCE attraverso il Quantitative Easing sono solo in parte raggiunti. Certo, i tassi di interesse sono a livelli straordinariamente bassi, in linea con le aspettative, ma il tasso di inflazione non cresce come previsto e il fenomeno della deflazione non è del tutto scongiurato.

In questo contesto difficile, l’Italia si mostra oggi più forte, più autorevole e più credibile agli occhi dell’Europa e del mondo. Grazie ad un governo finalmente stabile, determinato a portare a compimento un articolato processo di riforme che, almeno in parte, stanno già dimostrando effetti concreti per la nostra economia. 

Per citare e avvalorare la tesi del collega Tabacci: “i principali indicatori dimostrano e certificano che il governo è sulla strada giusta”.

In particolare voglio specificare alcuni dati:

• riduzione tasso di disoccupazione
• fiducia di consumatori, famiglie e imprese
• ripresa della domanda interna
• rafforzamento delle esportazioni, anche grazie a fenomeni esterni quali il cambio euro/dollaro, tassi di interesse e costo del petrolio

Sarebbe un errore grave, a mio avviso imperdonabile, scoraggiare e frenare questa fase di crescita, ancora più positiva se confrontata rispetto ad un quadro recessivo che ha colpito, con violenza e drammaticità, il nostro Paese dal 2008 al 2014. Avanti, quindi, con un’azione espansiva volta ad accompagnare, sostenere, consolidare e rafforzare l’attuale fase di crescita.

“Cosa può fare l’Europa per l’Italia?” Non è la domanda giusta. Dovremmo chiederci piuttosto: “Cosa può fare l’Italia per l’Europa?”. Certamente può contribuire a rendere la Comunità europea più giusta, più equilibrata e più sostenibile. Solo in questo modo saremo in grado di respingere i nazionalismi emergenti, più biechi e crudeli.

Non ci rivediamo nell’Europa dei muri, ma nell’Europa dei ponti, della banda larga, dell’agenda digitale, dei diritti e delle opportunità, della solidarietà e della speranza. Anche grazie all’Italia, l’Europa sta realizzando il Piano Juncker.

…chiedere assistenzialismo? Abbiamo preferito agire da protagonisti, attraverso scelte decise, forti e cambi di paradigma importanti.

Alcune parole chiave che caratterizzano il nostro operato:

Serietà: vuol dire portare avanti una Spending review continua, costante, mai orientata a meri tagli lineari. Revisione della spesa a tutti i livelli, ma senza impattare sui servizi dei cittadini. Una sfida tanto difficile quanto ambiziosa. Rafforzamento delle centrali di acquisto, obiettivo benchmark di riferimento stringenti e legati ai costi standard. Il problema non è solo spendere meno, ma spendere meglio.

Ambizione: tagli delle tasse, per famiglie e imprese,  in un quadro programmatico di medio termine. In quanti, nel recente passato, hanno solo promesso una riduzione della pressione fiscale? Noi la realizziamo con convinzione. Voglio rispondere a Sel: “l’abbassamento della pressione fiscale sarebbe la cosa più facile al mondo?” Non è così, basti vedere in quanti l’hanno annunciata senza mai portarla a termine.
Noi siamo siamo andati oltre. Abbiamo cercato di rimettere al centro i più deboli. Voglio ricordare i risultati ottenuti: aumento della tassazione sulle rendite finanziarie a favore della riduzione del cuneo fiscale, la misura degli 80 euro, il bonus bebè. E adesso non ci fermiamo, andiamo avanti. 

Le clausole di salvaguardia fissate dai precedenti governi sono una sorta di “assegni postdatati”. Il primo obiettivo  sarà disinnescare le clausole di salvaguardia, che in tre anni ammontano a 72 miliardi di euro. Soltanto per l’anno 2016, si tratta di 16.8 miliardi. 

Solidarietà: contrasto alla povertà assoluta con misure universali finalizzate a sostenere un quadro di giustizia sociale. Il governo lavorerà ad un collegato, un provvedimento volto a trattare, con risorse e progetti strategici, il contrasto alla povertà. Per noi non è una bandiera, ma un un obiettivo strategico.

Rispetto: vogliamo andare avanti con lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Non ci fermiamo e non ci fermeremo. Lo abbiamo annunciato ai tempi della web-tax/digital-tax: chiediamo all’Europa di intervenire, ma se non lo farà, agiremo da soli nei prossimi anni. 

Determinazione: il lavoro al centro della ripresa. Il contratto a tempo indeterminato sia la via maestra e costi di meno rispetto al contratto a tempo determinato. Il Jobs Act è il fiore all’occhiello di questo governo. Gli sgravi contributivi hanno ben funzionato, per questo continueranno, ed anche se forse saranno rimodulati, certamente rimarranno un pilastro del nostro percorso di ripresa e crescita.

Mezzogiorno: il sud del Paese è un’opportunità, non un limite. Il meridione dimostra maggiori potenzialità e margini di crescita rispetto al contesto nazionale. Non è una zavorra, ma un volano di sviluppo. Con questo spirito intendiamo affrontare la lotta alla corruzione e alla burocrazia, per spendere con più attenzione i fondi assegnati al Sud. Non accettiamo che si richiedano logiche assistenzialistiche già viste in passato che hanno dato i frutti che oggi ben conosciamo. In alternativa proponiamo un piano strategico di sviluppo che sappia tradurre in opere finanziamenti europei troppo spesso mal utilizzati o sottoutilizzati.

Enti locali: serve una condivisione di programmi e obiettivi, per realizzare le riforme senza le quali non potremo andare incontro alla crescita. 

In conclusione: avremmo potuto accettare il quadro tendenziale, lavorare a piccoli accorgimenti, rimanere passivi e inerti di fronte a quello che sta accadendo sopra le nostre teste. Far scattare le clausole di salvaguardia e sperare nella buona sorte. Non lo abbiamo fatto.
Abbiamo optato per la strada più difficile, più impervia, quella delle riforme: grazie alle quali potremo ottenere la flessibilità prevista nel Patto di stabilità e crescita. Non chiedendo un favore, ma esigendo il dovuto rispetto nei confronti dell’Italia. 

Avanti, con la forza di chi, guidato da un amore viscerale verso il Paese, sa che non si risparmierà, nemmeno per un attimo, e ce la metterà tutta per portare a casa i risultati attesi, da tempo, troppo tempo. Oggi c’è speranza, coltiviamola con il duro lavoro.

 

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2 risposte a Def 2016: giù le tasse per rilanciare la crescita

  • sandro scrive:

    Strada intrapresa,
    sostegno al capitalismo dei Monopoli, o Monoteismo economico,
    Disoccupazione invariata.
    Nessun intervento su banche per finanziarie investimenti su aziende medio piccole e senza investimenti non si và da nessuna parte.
    Anzi sono state favorite solo le banche.
    Riduzione tasse imprese, solo il passaggio da tasse nazionali a quelle locali,Local tax. . .ecc.
    Cassa integrati pressochè invariati. (disoccupati anche loro)
    furto sulle pensioni, mancata restituzione del maltolto di Monti.
    Nessuna apertura di credito a nuove aziende specie giovanili.
    Chiusura ad oggidi aziende o messe inattive in camera commercio

  • sandro scrive:

    E potrei continuare con l’affaticamento dei commerci interni. Ma non vedete quanti negozi sono stati chiusi.?
    Ma la via intrapresa è quella del Monoteismo economico, quella dei Cartelli, quella dei Monopoli,
    le aziende piccole e medie devono scomparire, cosi come il capitalismo linerale e naturalmente ogni forma di socialismo.
    Caro Edordo, le cose sono alla luce del sole, e questa retorica stantia dal sapore Orwelliano è abbastanza nauseante. S.

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