La fusione fa la forza

12311100_1663167147300699_582226153483892347_nEcco il testo del mio intervento al convegno, organizzato dal Pd Toscana allo stabilimento termale Excelsior di Montecatini Terme, sul riassetto istituzionale del nostro territorio.

“Buongiorno a tutti e benvenuti a Montecatini Terme!

Per prima cosa, mi sia concesso un sincero ringraziamento nei confronti del Partito Democratico della Toscana, del segretario regionale Dario Parrini, del responsabile Organizzazione Antonio Mazzeo, a Riccardo Nocentini e a Federica Giuliani, per aver scelto la Valdinievole come luogo dove organizzare l’iniziativa di oggi, strategica per definire la Toscana che abbiamo in mente e che insieme vogliamo lasciare in eredità alle generazioni future.

Discutere del riassetto istituzionale dei nostri territori è un’urgenza e una priorità irrinunciabile. Occorre stabilire in modo puntuale e quanto più possibile oggettivo quali sono gli ambiti più adeguati per rispondere efficacemente alle esigenze dei cittadini, garantire decisioni rapide, servizi migliori e a costi ridotti, attivando positive economie di scala e di scopo. Moltissime recenti ricerche, fra cui quella promossa da Irpet Toscana, hanno risposto a questa domande stabilendo che il rapporto costi-benefici migliore per i cittadini si raggiunge nei Comuni di 30-40 mila abitanti.
Tutta la Pubblica Amministrazione è coinvolta in un grande e complessivo progetto di riforma: si pensi all’abolizione delle province (molto presto approvata con legge costituzionale), all’accorpamento delle aziende sanitarie toscane (si passa da 12 a 3), al progetto per la creazione dei macro-regioni. Occorre avviare una virtuosa riorganizzazione istituzionale, a tutti i livelli, che coinvolga direttamente gli Enti locali e i nostri amministratori sul territorio.

Sottrarsi a questo percorso sarebbe un errore grave, che la politica non può commettere. Il Partito Democratico regionale ha posto giustamente come stella polare della propria azione un impegno molto serio per superare la frammentazione, incoraggiando fusioni e unioni di Comuni. Nelle ultime settimane, questo percorso ha subìto una forte e proficua accelerazione, che ha incoraggiato i sindaci a procedere in questa direzione con sempre maggior coraggio. 12274549_1663167187300695_4567430340238046801_n

Ritengo che il principio al quale dovremmo attenerci è quello sintetizzato dall’espressione: “fusioni strette, unioni larghe”. Significa che, per ottimizzare la gestione delle risorse, le Unioni dei Comuni dovranno necessariamente coinvolgere ambiti territoriali ampi. L’esperienza passata del territorio pistoiese insegna che Unioni troppe piccole non sono state sufficienti per funzionare. Al contrario, l’esempio virtuoso della Società della Salute, in grado di coinvolgere tutti i Comuni della Valdinievole, secondo un progetto strategico di condivisione di servizi essenziali, rappresenta un modello di successo, da replicare e incoraggiare. Per quanto riguarda le fusioni, invece, come punto di partenza – e non come principio inamovibile – il buon senso suggerisce di riunificare territori oggi divisi che (taluni anche in epoca recente) hanno avuto una storia unitaria. Solo per citare alcuni esempi del territorio che ci ospita:

Buggiano e Ponte Buggianese
Montale e Agliana
Montecatini Terme e Pieve a Nievole
Abetone e Cutigliano
Larciano e Lamporecchio
Chiesina Uzzanese e Uzzano

Sono sicuro che molti esempi analoghi potrebbero essere citati per il resto della Toscana.

In provincia di Pistoia, dove attualmente co-esistono 22 diversi Municipi, nelle giornate di domani e lunedì, i cittadini saranno chiamati alle urne per esprimersi in merito alla fusione fra Abetone e Cutigliano; a primavera del 2016, sarà la volta degli abitanti di Piteglio e di San Marcello, mentre anche gli amministratori di Chiesina Uzzanese e Uzzano hanno già avviato un lavoro molto concreto, ipotizzando modalità e tempi entro cui indire il referendum per il Comune unico.

La spinta e l’impulso propositivo delle amministrazioni comunali, infatti, è il primo passo fondamentale perché la fusione abbia successo. Allo stesso tempo, è assolutamente necessario dare vita ad un confronto ampio e aperto con tutti i cittadini, le associazioni di categoria, le imprese, il mondo del Terzo settore, per attivare una discussione che consenta di definire i vantaggi della fusione, chiarire eventuali dubbi e superare ogni criticità.

L’ultima parola spetta sempre agli elettori: il loro dovrà essere un coinvolgimento diretto, fattivo e quotidiano, che consenta una scelta consapevole e matura.

Niente “fusioni a freddo”.

Non sono accettabili, sarebbero dannosi e controproducenti, diktat o decisioni calate dall’alto: abbiamo bisogno del contrario. Va confutata l’idea che le aggregazioni abbiano come risultato quello di allontanare i cittadini dalle Istituzioni: è vero il contrario, perché rendono le amministrazioni comunali più forti, dunque, in grado di rispondere alle domande delle persone e di risolvere i loro problemi. Così, le identità locali non saranno svilite, bensì riconosciute e valorizzate.        12308640_1663167427300671_5010361061563224083_n

L’obiettivo del nuovo modello organizzativo è garantire una migliore e più coerente programmazione del territorio, in grado di compiere scelte strategiche, semplificare la macchina amministrativa, migliorare l’offerta dei servizi. Si tratta di portare avanti una politica autenticamente riformista e innovativa, che affronti i problemi senza scaricarli – come troppe volte abbiamo visto fare in passato – su chi verrà dopo di noi.  La nostra architettura istituzionale deve essere modernizzata ed organizzata diversamente, in modo da ridurre la spesa pubblica, migliorare l’efficacia e l’efficienza. Questo si tradurrà in tasse più basse per i cittadini, aumento degli investimenti, delle opportunità e della ricchezza.

I Comuni che, oggi, sono in grado di procedere con efficacia verso unioni e fusioni avranno un vantaggio competitivo senza pari, che garantirà loro un salto di qualità significativo e di beneficiare degli incentivi statali e regionali previsti dalla normativa. Quante opere potremmo realizzare grazie allo sblocco del Patto di Stabilità?  Nuove scuole, asili, interventi contro il dissesto idrogeologico, impianti sportivi, strade.

L’immobilismo, al quale troppe volte il nostro Paese è stato condannato, è un rischio che non possiamo (e non vogliamo!) permetterci di correre. Decidere di non-decidere e di mantenere lo status quo avrebbe ricadute gravissime, delle quali porteremmo per anni le responsabilità. È il momento di fare squadra e di lavorare, compatti, verso obiettivi comuni, ambiziosi ma raggiungibili, mettendo per sempre da parte inutili campanilismi e pericolosi anacronismi. Il Partito Democratico, che governa la grande maggioranza dei Comuni toscani, deve porsi come protagonista di questo processo. Una sconfitta sarebbe inaccettabile e ci chiamerebbe tutti in causa.

È il momento di fare sul serio: oggi, più che mai, la fusione fa la forza!”

Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Share on TumblrShare on LinkedInPin on PinterestEmail this to someonePrint this page

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.


uno + = 7

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

email-32facebook-43wikipedia youtube-21