DEF: giù le tasse e attenzione ai conti

130441786-a18b4da7-5d07-4933-b8a9-ea3379ac61f7Questo pomeriggio sono intervenuto in Aula per illustrare il provvedimento. La nota aggiorna e traccia le linee programmatiche ed economiche del Paese per i prossimi tre anni. Ecco il video e il testo completo del mio intervento.

“Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, questo è un giorno importante dove la speranza lascia il campo alla perseveranza. Le azioni del Governo sono ben rappresentate non solo in questa fotografia che è la nota di aggiornamento del DEF, ma nell’attività che ci ha portato fin qui, con coerenza, determinazione e responsabilità. Ecco io vedo questo e devo ringraziare tutti coloro i quali sono stati auditi nelle Commissioni congiunte, tra Camera e Senato, il Governo, per la disponibilità manifestata, e anche le minoranze, per la positività e il costrutto di quello che siamo riusciti a mettere insieme fino alla giornata odierna.

In questo senso, sono convinto che la fotografia – lo ripeto – che scatta la Nota di aggiornamento del DEF è una fotografia che ci rende sempre più credibili ed autorevoli agli occhi dei nostri referenti e interlocutori, non solo nazionali ma anche europei. Tutto questo in un contesto oggettivo difficile, un contesto macroeconomico di crisi generalizzata e diffusa del commercio mondiale, che ha portato alla revisione al ribasso della crescita mondiale di sviluppo rispetto a quelle che erano le previsioni non più tardi di sei mesi fa; un contesto purtroppo dove l’Europa non sta meglio rispetto al prospetto mondiale, anzi: subisce problematiche notevoli legate anche all’effetto Brexit, che ad oggi non ha forse dato il risultato diretto rispetto a quello che potrebbe dare nel corso dei prossimi anni. Abbiamo problematiche legate ad una domanda proveniente dai Paesi emergenti inferiore rispetto alle aspettative; una volatilità dei prezzi delle materie prime; un’incertezza generale e diffusa che non aiuta certo un profilo nazionale orientato al sostegno di una crescita che certamente c’è, ma è al di sotto delle aspettative. Per allineare le aspettative ad un piano reale, occorrono misure straordinarie, occorrono misure importanti di sostegno rispetto a questa crescita, affinché non sia svilita l’azione fin qui svolta in questi anni.

Sembrano lontanissimi gli anni della crisi del 2009-2013: in realtà hanno portato degli effetti importanti, di cui noi oggi portiamo le conseguenze. Se pensiamo agli investimenti prima della crisi, noi oggi abbiamo un terzo di quegli investimenti, sia pubblici che privati, rispetto al contesto dato prima della crisi del 2009-2013. Allora ci dobbiamo attivare affinché un’azione forte non sia soltanto una linea di azione o di programma, ma siano più linee congiunte, così come rappresentate nella Nota di aggiornamento del DEF: una politica monetaria espansiva della Banca centrale europea certo aiuta, ma non basta; una politica di bilancio orientata alla crescita del Governo nazionale certo aiuta, ma non basta. Serve anche qualcosa di più: serve che le riforme strutturali di cui non solo l’Italia, ma anche l’Europa, necessita, abbiano il tempo per poter implementare i propri effetti; e questo tempo dev’essere un tempo fatto non solo di attesa passiva, ma di azioni concrete affinché questi processi possano svilupparsi nel migliore dei modi.

Di fronte a questo quadro, quindi, a questo scenario, certamente non solo nazionale ma anche internazionale, abbiamo ottenuto una validazione rispetto allo scenario macroeconomico tendenziale. Una validazione, devo dire, non soltanto legata ai dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che è un organo certamente importante, che ci ha confrontato validando fin da subito il tendenziale: anche altri organi indipendenti, autorevoli ed esterni hanno validato questo dato. Sullo scenario programmatico vi sono state maggiori discussioni; ed è del tutto non soltanto legittimo, ma normale che questo accada, e va a dare un’importanza ed un senso ad un organo che non nasce dall’alto, ma nasce su costituzione del Parlamento stesso, che ha nominato i membri che fanno parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio. E con questa responsabilità ci troviamo a doverci confrontare con un parere diverso rispetto a quello del Governo e a quello del Parlamento.

In quest’ottica noi abbiamo sperato che, nel primo passaggio dove l’Ufficio parlamentare di bilancio non ha concesso la validazione completa rispetto al tendenziale ed al programmatico, potesse esserci un ripensamento, di fronte al dettaglio delle azioni che il Governo ha palesato in occasione della seduta di ieri delle Commissioni bilancio riunite in seduta congiunta tra Camera e Senato, e che mi ha positivamente sorpreso. In quella seduta, nella seduta di ieri, forse per la prima volta noi abbiamo avuto in Commissione, prima della presentazione rispetto anche alla data del 15 ottobre, una presentazione analitica, dettagliata da parte del Governo rispetto a quella che è la manovra di bilancio ed agli impatti che essa potrà determinare sulla crescita.

Questa descrizione non è soltanto analitica, ma una descrizione di grande responsabilità, dove si va a identificare un moltiplicatore rispetto a ciascuna azione che il Governo intende portare avanti nella legge di bilancio. Lo si fa con una tabella dettagliatissima, riportata anche questa mattina da Il Sole 24 Ore, ma che ieri è stata oggetto di analisi e discussione da parte del Parlamento, la quale ci dà il quadro di quella che sarà la legge di bilancio e le risultanze che ne deriveranno sulla crescita e sugli altri dati di bilancio.

In questo senso, possiamo scorgere i tre pilastri, quelli più importanti: il disinnescare le clausole di salvaguardia (vale 15,1 miliardi); un pacchetto di sviluppo legato ad investimenti e competitività per 4,2 miliardi; ed un progetto che possiamo definire sul sociale, su misure di contrasto alla povertà, misure volte a sviluppare anche quelle che sono nuove misure del welfare, che si concretizza in un pacchetto da 3,1 miliardi di euro. Tutto questo ha un impatto nell’economia reale: non nelle nostre attese, non nelle nostre scommesse o aspettative, ma nelle nostre ambizioni riteniamo potersi concretizzare attraverso questo progetto serio di riforma della finanza pubblica; perché di questo si tratta ! Non è un caso che abbia parlato di coerenza e di prospettiva, non è un caso che abbia parlato di perseveranza: come avremmo potuto noi allo stesso tempo andare a ridurre la pressione fiscale sulle società di capitali nel 2017, tra l’altro con una manovra già prevista nel 2016, e far scattare le clausole di salvaguardia per un importo di 15,1 miliardi di euro?

Il nostro intervento è importante: vuole facilitare i consumi, vuole facilitare la fiducia dei risparmiatori, che oggi purtroppo o per fortuna, per sfiducia rispetto alle proprie prospettive, accumulano e non investono, non traducono il risparmio in investimenti e non fanno muovere l’economia reale. In questo senso, la riduzione della pressione fiscale è un’azione che deve essere portata avanti con serietà e prospettiva: una pressione fiscale che nel 2017, secondo quanto contenuto nella Nota, ammonta al 42,8 per cento del PIL al netto degli 80 euro, e al 42,1 per cento del PIL. Un importo che, considerato rispetto alle percentuali degli anni precedenti, va sicuramente nella direzione giusta, ma certo si può e si deve fare ancora meglio. Teniamo conto dei vincoli della finanza pubblica, del macigno del debito pubblico che ci portiamo sulle spalle, eredità delle generazioni politiche precedenti alla nostra, che forse hanno guardato più al presente che al futuro; e teniamo conto del fatto che noi le regole europee le vogliamo rispettare, e a testa alta provare a cambiare nel corso degli anni che verranno. In questo senso, guardando all’Europa, noi non chiediamo flessibilità: le flessibilità le abbiamo già utilizzate e richieste negli anni passati. Noi chiediamo rispetto, in un quadro dove problematiche nazionali emergenziali, come il sisma e come i migranti, chiedono risposte straordinarie altrettanto importanti, di grande impatto e di natura concreta.

Queste misure oggi non sono contenute nella Nota di aggiornamento del DEF, o almeno vi sono contenute soltanto in misura eventuale: solo qualora il Parlamento decida, com’è chiaramente sua competenza, di andare in questa direzione, di autorizzare il Governo a chiedere in Europa, spingendolo anche ad ottenere queste misure straordinarie necessarie per mettere in sicurezza le nostre case, le nostre scuole, la nostra edilizia pubblica e privata legata al sisma, che è un sisma di portata tragica violenta, che viene dopo purtroppo altri sismi che in Italia ci hanno colpito negli anni recenti; penso a quello che è accaduto a L’Aquila e a quello che è accaduto in Emilia-Romagna. In questo contesto noi dobbiamo portare avanti, da un lato, un piano emergenziale per superare i problemi delle vittime che hanno chiaramente avuto problemi legati all’ultimo sisma, ma dobbiamo mettere in sicurezza il Paese, quindi un’azione importantissima che deve essere portata a casa; e dobbiamo esigere rispetto in Europa su questa azione. Al tempo stesso, i migranti, un tema che riguarda l’Europa ma certamente l’Italia con più forza, rispetto ad altri Paesi europei. Noi siamo una frontiera non solo del Mediterraneo ma dell’Europa, in particolare; abbiamo salvato molte vite e molte altre ne dovremo salvare nei prossimi anni, con orgoglio, questo lo rivendichiamo. Certo, da soli non saremo in grado di farlo o non saremo in grado di farlo rispetto a quello che vorremmo fare, allora non chiediamo aiuto ma attenzione rispetto a quello che non è un problema solo dell’Italia ma che riguarda i confini europei, per guardare a un’Europa che non sia solo burocrazia, per guardare a un’Europa che non sia solo regole, per guardare a un’Europa che sia fatta di attenzione rispetto ai problemi, che possa essere un’opportunità per gli Stati membri e soprattutto per le popolazioni, affinché non la guardino più come un dittatore nei confronti delle proprie discipline nazionali ma come un ausilio e un supporto, soprattutto in casi di difficoltà estrema, come quella che stiamo vivendo.

In conclusione, per guardare ad alcuni numeri che ritengo debbano essere sottolineati, che hanno importanza anche nella nostra prospettiva di azione: noi oggi presentiamo una Nota di aggiornamento del DEF che è credibile, autorevole, e che non si discosta significativamente da altre previsioni. Anzi, rispetto ad altri modelli statistici e previsionali, i contenuti che qui sono previsti sono prudenziali. Rivendichiamo con forza la prudenza che caratterizza questa fotografia di quanto previsto, anche attraverso la manovra, perché questa è una fotografia; con grande serietà, la possiamo definire una fotografia prudente dello scenario che stiamo vivendo e di quello che dovremo vivere nei prossimi tre anni. L’obiettivo di medio termine, anche in prospettiva di una riduzione del debito, non è abbandonato; anzi, l’obiettivo di medio termine per noi rimane una linea da seguire. Certamente, se possibile, da modificare, nel rispetto delle regole europee, ma oggi, a regole date, è per noi una linea di azione che non intendiamo abbandonare, e in questo senso operiamo.

In conclusione davvero, Presidente (ho finito il tempo): non c’è futuro senza serietà nei conti; non c’è futuro senza credibilità nei conti; non c’è futuro senza concretezza di quello che noi realizziamo in questo Parlamento. Oggi è il tempo della serietà, oggi è il tempo di non pensare soltanto al presente ma anche al futuro dei nostri figli e delle future generazioni”.

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