Cosa aspetti? Basta un Sì – Intervista al mensile Il Cittadino

img_0702Il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre rappresenta per l’Italia un’occasione di cambiamento epocale. Due sole possibilità: chi vuole un Paese più semplice, giusto e con meno sprechi, vota Sì; chi, invece, vuole lasciare tutto così com’è, vota No.

Per comprendere davvero il merito della consultazione referendaria è necessario leggere il quesito che gli italiani troveranno sulla scheda elettorale: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della Costituzione?”. Una domanda chiara, semplice ed immediata, che riguarda il futuro del Paese e dei nostri figli.

IL BICAMERALISMO PARITARIO, UNA TRAPPOLA PER NON DECIDERE MAI

Un processo decisionale diviso fra due assemblee – la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica – che fanno le stesse identiche cose, ma sono elette con sistemi diversi e da elettorati diversi, non ha mai funzionato.
Si trattò di un compromesso al ribasso, giustificato dal momento storico, fra le esigenze contrapposte dei due maggiori partiti dell’epoca: la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano.
L’esigenza di modificare il bicameralismo paritario è sempre stata manifestata da tutti i partiti e movimenti politici, ma quando si arrivati al dunque, non se ne è mai fatto di niente.
Finalmente il Parlamento è riuscito ad approvare una riforma che va in questa direzione. Manca solo un ultimo sforzo, quello decisivo, per concretizzare un progetto tanto ambizioso quanto importante per le sorti del paese. Cosa aspetti? Basta un SÌ!

LA RIDUZIONE DEI COSTI DELLA POLITICA

Come sarà composto il nuovo Senato? Il numero dei senatori si riduce drasticamente: passa dagli attuali 315 a 95 (74 consiglieri regionali più 21 sindaci).
Faranno parte del nuovo Senato anche ex Presidenti della Repubblica e fino a 5 senatori nominati dal Capo dello Stato.
Non sono più previste indennità di carica.
I nuovi senatori avranno la funzione di rappresentare le istanze dei territori. È il modo per avvicinare i territori alla politica romana, troppe volte distante e sorda alle richieste della gente. Il nuovo Senato non darà più la fiducia al governo.
Il Senato potrà esprimere la propria opinione sulle (poche) leggi che resteranno bicamerali, fra cui quelle che riguardano le riforme costituzionali, la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum e gli enti locali. Su tutte le altre, la Camera dei Deputati avrà diritto all’ultima parola, ma il Senato potrà comunque chiedere, entro 10 giorni, di discuterle ed esprimere un parere che, in ogni caso, non sarà vincolante. Con le regole attuali, per approvare una legge occorrono in media due anni e mezzo, a causa del ping-pong e dei continui rinvii fra Camera e Senato. Ogni piccola modifica, infatti, obbliga a iniziare tutto da capo, con un aumento dei tempi non più tollerabile. Votando Sì, il percorso per l’approvazione delle leggi diventa più veloce e snello. Cosa aspetti? Basta un SÌ!

LA RIFORMA PROMUOVE LA PARTECIPAZIONE

L’obiettivo della riforma è dare voce ai cittadini. Per questo, viene anche introdotta una nuova normativa riguardante i referendum abrogativi e le leggi di iniziativa popolare. Attualmente, occorrono 500.000 firme per indire una consultazione referendaria e cancellare una legge approvata dal Parlamento. Perché il voto sia valido, è necessario che si rechino alle urne più del 50 per cento degli aventi diritto: un quorum molto alto e difficile da raggiungere. Con la vittoria del Sì, i cittadini avranno una nuova opportunità: se le firme raccolte saranno 800.000 mila, il quorum scenderà e sarà il 51 per cento dei votanti alle elezioni politiche, che equivale a circa il 35% degli elettori. Sia ben chiaro: una forma non esclude l’altra.
La riforma prevede, per la prima volta, l’obbligo per il Parlamento di discutere e votare le leggi di iniziativa popolare. Si tratta, in altri termini, di una piccola rivoluzione. La politica non potrà mai più essere sorda alle priorità delle persone. Gli strumenti per la democrazia diretta aumentano, il Parlamento si apre al contributo dei cittadini e dei territori.
Cosa aspetti? Basta un SÌ!

LA SOPPRESSIONE DEL CNEL

La soppressione del Cnel è un altro passo nella giusta direzione. Il Consiglio Nazionale del’Economia e il Lavoro è un organo ormai obsoleto e del tutto inutile. Istituito nel 1957 con sede a Roma, avrebbe dovuto esprimere pareri al governo e promuovere nuove leggi. In realtà, questo compito è stato perlopiù disatteso e il Cnel non ha mai realizzato fino in fondo l’obiettivo per il quale era stato promosso. Dalla sua nascita ad oggi è costato agli italiani 1 miliardo di euro: una cifra spaventosa. Chi vota Sì abolisce per sempre questo spreco intollerabile di risorse.
Cosa aspetti? Basta un SÌ!

LA REVISIONE DEL TITOLO V

La revisione del Titolo V della Costituzione riguarda le competenze fra Stato e Regione. Questo aspetto della carta costituzionale è stato modificato nel 2001 dal governo di centrosinistra. Si trattò di un errore, perché le modifiche non hanno funzionato. Anche su questo punto, la riforma fa la doverosa chiarezza: le Regioni avranno meno poteri, ma definiti in maniera più puntuale, così da evitare ogni tipo di conflitto. Le funzioni più importanti avranno una regolamentazione nazionale, dunque uguale per tutti, e saranno gestite in modo più ordinato. Pensiamo, ad esempio, al settore turistico. L’Italia è il Paese più bello al mondo, ma negli ultimi anni siamo scivolati in basso nella classifica dei visitatori. Questo risultato deludente impone di cambiare, con ambizione e coraggio: la strategia di promozione turistica deve essere gestita a livello unitario, non più (come è adesso) suddivisa fra 21 Regioni, con spreco di risorse, tempo ed energie. Un esempio simile potrebbe essere fatto per quanto riguarda i trasporti, l’energia, i servizi sanitari e altri ancora.
Cosa aspetti? Basta un SÌ!

Il referendum costituzionale riguarda questi temi, nient’altro. Nessun accentramento dei poteri, nessun rischio per la democrazia. Abbiamo l’occasione per cambiare l’Italia, renderla finalmente più moderna ed efficiente, tagliare i costi della Politica dopo anni di promesse non mantenute. Siamo di fronte ad una scelta semplice: chi vota Sì, cambia le cose, chi vota No conserva il Parlamento più caro e bloccato al mondo, mille parlamentari e un sistema ingessato dalla burocrazia.
Cara Italia, hai voglia di cambiare davvero?
Cosa aspetti? Basta un SÌ!

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