“Ciao Edoardo, mi chiamo Francesco e sono un neo-tesserato del PD…”

Immagine 1Questo pomeriggio ho ricevuto una lettera molto bella e significativa che vorrei condividere con tutti voi.

Le parole di questo ragazzo rappresentano bene il nostro spirito e l’entusiasmo di una nuova generazione di cittadini che ha voglia di partecipare, di mettersi in gioco e di smettere di “stare a bordo campo” ad aspettare passivamente il proprio turno.

Non possiamo più rimandare: grazie a Francesco, e a tanti come lui, volteremo pagina e, insieme, cambieremo la Politica e il nostro Paese.

“Ciao Edoardo,

mi chiamo Francesco e sono un neo-tesserato del Partito Democratico. Ho preso la decisione di fare questo passo negli ultimi mesi, quando ho capito che era arrivato il momento di impegnarmi attivamente.

Pensavo di non aver mai fatto politica fino a oggi. Poi ho capito che non è così. A 36 anni ho studiato, lavorato, vissuto all’estero e in molte città d’Italia. Attualmente vivo a Milano. Ho avuto dei successi e subito delle sconfitte. E soprattutto ho acquisito competenze che un tempo sarebbero state definite solo professionali, ma che invece possono essere messe a disposizione di un progetto di rinnovamento. Quindi, ho sempre fatto politica. Semplicemente, senza saperlo.

Questo vale per me e per tutti quelli che hanno fatto un percorso analogo al mio. Quindi, mentre la classe dirigente che fra poco passerà a miglior vita (migliore per noi!) cercava di governare, la nostra generazione non stava a guardare. Si stava semplicemente preparando. Eravamo a bordo campo, ma stavamo facendo riscaldamento.

Noi il nostro passo avanti l’abbiamo fatto, quindi. Ma adesso entra in gioco il partito. Come ci hanno insegnato le ultime elezioni, il PD ha bisogno rinnovarsi e di trovare nuove energie. Ma queste non possono arrivare da dentro. Il sogno di costruire una sinistra moderna, aperta al mondo (reale e virtuale) può diventare concreto solo aprendosi alle forze che vengono da fuori.

Questo accadrà se il PD smetterà di essere un club dove gli ultimi arrivati vengono guardati con sospetto. Anzi, dovrebbe succedere proprio il contrario: la nuova identità del PD potrà venire soltanto da chi ha deciso di farsi avanti adesso. E questi nuovi arrivati dovranno avere il giusto spazio, senza essere visti con la diffidenza di chi si chiede: e da dove arrivano questi? Arrivano dagli uffici delle multinazionali, dalle riunioni fissate alle nove di sera, dalle pause pranzo davanti al PC, dai social network e dalle TV in streaming. Arrivano dagli e-book, dalle opinioni consumate a colpi di tweet, dagli aperitivi e dall’inglese parlato.

Non pensiamo di essere meno di sinistra di chi ha iniziato prima o di chi c’è da più tempo. L’essere Democraticonon è uno status che si acquisisce per anzianità. Oggi più che mai è una questione di testa.

Noi ci riconosciamo tra noi. Al di là delle etichette, di correnti, cordate e personalismi, sappiamo chi è come noi e chi, invece, non lo è. Capiamo subito se una persona ha la voglia e la passione per aderire a questo nostro patto generazionale.

Sappiamo bene la differenza fra chi twitta qualcosa di sinistra e chi dice qualcosa di sinistra.

Spero che a livello locale ci possa essere una scossa che segni davvero il cambiamento di rotta del PD. Io ci credo. Ce la stiamo mettendo tutta per fare in modo che quelli che piacciono a noi siano sempre di più.

Un caro saluto.
Francesco”

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